
Quando la GENTILEZZA diventa approccio che aiuta anche il business.
Praticare gentilezza nei propri gesti quotidiani, al lavoro cosi come nella vita, agevola una strategia che vince sempre, pur facendo vincere anche l’altro.
Nel precedente articolo vi avevo promesso che avrei esplorato insieme a voi alcune delle potenzialità identificate da Seligman e la Psicologia Positiva come base per la propria crescita e costruzione di benessere.
Se volete autovalutarvi e scoprire il vostro livello di presidio delle 24 potenzialità potete compilare il test gratuito che trovate qui www.viacharacter.org (anche in italiano)
In questo viaggio cominciato insieme ormai mesi fa, la nostra amica giraffa oggi ci invita ad allungare il collo e offrire le nostre zampe ogni volta che ne abbiamo occasione.
La Gentilezza è tra quelle potenzialità che, insieme all’Amore e all’Intelligenza Sociale, definiscono la virtù dell’Umanità, intesa come la spinta a connetterci con l’altro e proteggere le relazioni.
L’Umanità qui viene intesa come virtù dello stare al mondo con quella consapevolezza di essere tutti legati e interdipendenti come una rete, che a nodi stretti, diventa protezione e contenitore di infinite possibilità.
Ma perché essere gentili fa bene anche nel proprio business?
Ricerche sempre più diffuse (fatte da Università di Warwick in Gran Bretagna, Iowa State University di Ames, National Institute on Aging di Baltimora etc) dimostrano alcuni dati interessanti.
A fronte di una errata percezione di fragilità e debolezza, i leader che esercitano la gentilezza, ottengono risultati soddisfacenti nell’impegno e coinvolgimento dei propri collaboratori.
Inoltre, anche le altre persone (clienti e fornitori) che vengono a contatto con l’azienda ne ricavano un’esperienza positiva, diventando cosi il vostro vantaggio competitivo.
Troppo spesso però si pensa alla gentilezza come gesti legati alle buone maniere, alla cortesia, alla buona educazione; in realtà queste sono norme e convenzioni non universali quindi facilmente interpretabili in modo diverso da luogo a luogo.
La gentilezza invece attiene ad un significato più ampio che risuona col senso di facilitare l’appartenenza reciproca, ad un insieme che va oltre all’io.
Se pensiamo che l’origine della parola ci riporta al latino ‘gens‘ (che significa gente, stirpe, popolo) allora oggi potrebbe aver il senso di un approdo al più noi e meno io (pilastro della Scienza delle Felicità).
E di felicità si tratta quando si distribuisce gentilezza come approccio innovativo in contesti storicamente ritenuti freddi, organizzati secondo la ragione, strutturati in compiti e mansioni senza alcuno spazio alla persona e ai suoi tratti più autentici.
Gli studi condotti dal ricercatore Shawn Achor mostrano che quando ci attiviamo per pensare in che modo posso dare il mio contributo in una situazione, è più probabile accendere le aree del cervello dedicate al problem solving, quindi essere più efficaci e utili nel proprio contesto.
I benefici ottenuti sulla produttività delle aziende grazie ad atti gentili tra i colleghi, tra leader e team e tra tutti color che ruotano intorno all’azienda stessa, sono tangibili.
Jonathan Bohlmann della North Carolina State University, osservando team sperimentali al lavoro su un progetto e analizzando quanto i membri del team si sentivano trattati bene dal leader, ha scoperto che:
«Primo, i singoli membri del gruppo eseguono meglio i loro compiti. Secondo, la performance del team migliora. Terzo, la percezione di essere trattati bene aumenta il coinvolgimento e porta a un impegno continuo nel futuro. E spinge anche a lavorare di più. Un boss autoritario percepito come ingiusto non crea invece questi effetti nella squadra».
Quindi si capisce bene come il cosiddetto welfare aziendale non basta, occorre stimolare motivazione intrinseca, valori e proposito affinchè le persone avvertino un reale benessere dentro l’azienda.
Negli ultimi anni il numero delle aziende che attuano iniziative di welfare è aumentato, come dimostrato dai dati del Rapporto 2019 di Welfare Index PMI diventando una leva di people caring e una risorsa strategica orientata ai risultati del business.
Ora, in pieno smart working l’ambiente di lavoro diventa la propria casa: in che modo le aziende possono salvaguardare la cura dei propri dipendenti?
Una risposta c’è e la troviamo nella lungimiranza di quelle aziende che hanno intuito come il welfare non era sufficiente!
Aziende che hanno saputo guardare lontano e ampliare la propria visione includendo elementi fondamentali per la soddisfazione dei propri dipendenti.
La frutta nelle sale break, le poltrone vicino alla macchinetta del caffè, il concierge aziendale, i benefit, le feste aziendali, i buoni pasto etc: tutto questo perde valore.
Se non si salvaguardano fondamentali aspetti che rendono davvero un’azienda un luogo di lavoro felice, ogni coccola apparirà falsa e incoerente.
Quali sono questi principi?
Ce lo spiegano molto bene gli autori del testo “La felicità della giraffa” – Simona Poletti e Marco Basile – miei colleghi e amici, nelle cui riflessioni ritrovo il filo rosso di senso che anche io sostengo da tempo.
E la giraffa anche per loro diventa protagonista, col suo ambulare gentile e attento, che guarda avanti e oltre, avvisando il resto del gruppo dalle minacce.
La giraffa che sa difendersi con una prospettiva che anticipa, prevede e al contempo accoglie.
In breve loro sostengono che occorre presidiare alcuni aspetti che girano attorno al tema cardine della responsabilità, intesa come abilità di scegliere in autonomia la risposta, sentendosi coinvolti nel proprio agire e guidati da un perché più grande che fa agire le persone dentro l’azienda.
Non entro nel dettaglio perché può essere davvero stimolante e utile approfondire leggendo ogni straordinaria riga del loro testo.
Per concludere questa mia riflessione nata con l’obiettivo di offrire, come sempre, spunti di riflessione e occasioni di esercizio, vi invito ad allenare la gentilezza con questi semplici ma potenti esercizi.
E poi scoprirete che qualcosa si trasforma in voi stessi mentre realizzate quel piccolo ma importante passo:
- In una settimana fai tre gesti gentili per coloro che conosci ( un piccolo favore ad amici, vicini di casa, una telefonata a chi non vedi da tempo, o è giù di corda…)
- Fai un gesto gentile a settimana ad una persona che non conosci.
- Usa parole gentili e leggere mentre tratti con le persone per email e per telefono.
- Fai un inventario di ciò che possiedi, tieni solo quello di cui hai assoluta necessità e regala il resto.
- Quando guidi, dai strada agli altri
E se sei un leader di un team pensa ad un piccolo gesto gentile, inaspettato, che puoi fare verso il tuo team, in questo periodo in cui si alternano momenti di smart working e solitudine a momenti (preziosi) di riconnessione e presenza.
Ovunque e con chiunque tu decida di esercitare la gentilezza, annota in un diario cosa hai fatto, come ti sei sentito, che riscontri hai avuto.
Verifica dopo un mese come e quanto questi gesti abbiano inciso nella tua vita, privata e professionale.
E sii gentile, lascia un commento o almeno se ti è piaciuto l’articolo, clicca un Like e avrai già cominciato a…mettere in pratica!
Poi se vuoi, posso accompagnarti a sapere e scoprire di più sui tuoi Punti di Forza emersi dal test e come poterli allenare.
Scarica il workbook gratuito https://coachidea.it/workbook/
Scrivimi e scopri cosa possiamo fare insieme!