Non ci si muove senza CONSAPEVOLEZZA
Guardati allo specchio e se non ti piace ciò che vedi cambialo, ma guarda bene che a volte ciò che non vedi va conservato!
Dando spazio alle riflessioni avviate in questo blog, oggi voglio condividere che tante volte, in realtà spesso ormai, mi ritrovo a osservare le prime rughe “serie” sul mio volto e puntualmente mi rattristo all’idea che il tempo passa e passa in fretta, che il corpo si trasforma. Si indebolisce un po’ quell’energia giovane che sentivi quando il mondo ti sembrava troppo piccolo per contenerla, quando le ore della sera non ti portavano stanchezza perché il buio della notte preannunciava una serata di uscite con gli amici, sorrisi e baldoria, quando al mattino per rialzarsi bastava un caffè e via ad affrontare il giorno con vigore e freschezza.
E poi accade che la notte arriva veloce, con il suo bagaglio di pensieri “pesanti” fatti di una materia strana che è quell’intreccio fluido e scivoloso di domande senza risposte, di dubbi e preoccupazioni, di “ma se oggi avessi fatto”, di “forse però”. E poi il frastuono che sentiamo nella nostra testa, dato da un dialogo interno che instauriamo con noi stessi, si trasforma in distrazione e assenza di ascolto del “qui e ora” dove invece siamo e non ce ne accorgiamo.
Ed è allora quando il richiamo al presente mi riporta ad azzittire le voci interne di fine giornata che scelgo ancora una volta di fermarmi e mi accorgo di esserci, e di esserci arrivata a quella giornata, a quel presente, a quell’ora di oggi che si porta dietro ciò che è stato.
Ed è allora che cambio la mia domanda e mi chiedo:
- “ma quanto di quello che sei oggi è risultato delle scelte e degli eventi del passato?”
- “quanto di quello che ti sei portata dietro nel presente vuoi ancora tenere?”
- “quanto invece vuoi lasciar andare?”
- “di cosa sei fiera oggi e cosa non rifaresti più?”
Ecco a questa ultima domanda io rispondo sempre “nulla”: perché è lì che nasce la più profonda coscienza di noi stessi, accettando ciò che è stato come necessario per farci arrivare a ciò che siamo.
Di solito la consapevolezza viene definita come la conoscenza che qualcosa esiste, la considerazione di informazioni e dati evidenti di cui ci rendiamo conto: ecco che accorgersi di ciò che ci contraddistingue nel bene e nel male, diventa uno straordinario strumento di potere per continuare ad allenare la scelta.
Fermarsi a chiedere cosa mi piace di me cosa cambierei, è uno step fondamentale per avviare un cambiamento ma se prima non chiarisco a me stessa cosa è importante affinchè io sia soddisfatta di me allora l’autovalutazione di pregi e difetti diventa solo un mero esercizio di stile.
Ma attenzione ad una trappola subdola e potente: il livello di importanza di qualsiasi aspetto non va ricercato nei parametri di misura esterna, ossia su quello che gli altri si attendono da me o che il contesto “dice” essere ciò che conta, no, state attenti! Gli aspetti importanti per noi stessi si scavano nella profondità della nostra anima, dove hanno sede i VALORI, dove crescono i PRINCIPI con i quali giudichiamo il mondo e di conseguenza noi stessi. Ma a loro volta valori e principi si forgiano sugli insegnamenti ricevuti, sui programmi instillati nella nostra mente come un copione scritto negli anni e ripetuto, agito a memoria e in automatico.
Per esempio un monito solido e incastrato nelle mie corde emotive e di vita, è la frase tante volte espressa dai miei genitori “fai del bene agli altri e scordatene” come a dire che quando si offre il proprio aiuto al prossimo è sempre meglio farlo in modo disinteressato perché in qualche modo, forse, poi ti torna indietro, magari non sempre dalla stessa persona a cui hai dato ma dalle leggi dell’universo. E io in questa cosa ho continuato a crederci e ci ho costruito sopra il mio approccio all’altro, ma che non è una roba di morale religiosa o che so io, no, è proprio etica dell’agire in ottica eudaimonica: ossia agire per il proprio bene ma perseguendo un bene più alto!
Diventare consapevoli significa cominciare a sbirciare tra questi paradigmi esistenziali che hanno forgiato la nostra vita e decidere: quale tengo, quale abbandono, quale trasformo.
Diventare consapevoli significa guardarsi allo specchio e farsi un sorriso di incoraggiamento perché quello che vediamo oggi forse forse non ci piace ma va accolto per le fatiche che quel corpo e quella mente hanno affrontato per arrivare ad essere lì dove sono, davanti a quel sé che troppo spesso giudichiamo con i criteri di qualcun altro.
Diventare consapevoli significa assumersi la RESPONSABILITA’di ciò che vediamo nello specchio, o almeno in una sua parte, perché no, non tutto può essere sempre sotto il nostro controllo e gli eventi accadono e gli eventi ci possono cambiare nel corpo e nella mente, ma almeno dalla mente possiamo far partire pensieri costruttivi.
Diventare consapevoli, infine o innanzitutto, significa esercitare GRATITUDINE per ciò che quella persona che vediamo nello specchio ci ha regalato e che a volte forse non abbiamo saputo apprezzare o abbiamo nascosto in un cassetto dimenticandolo.
Il bene fatto a noi stessi – a differenza di quello fatto agli altri – non va dimenticato ma va annotato rigorosamente nel quaderno dei debiti affinchè un giorno possiamo concederci il diritto di chiedere in cambio un risarcimento. Come possiamo sdebitarci con noi stessi? Sussurrando al nostro cuore e alla nostra mente un immenso grazie e un grande arrivederci alla prossima occasione di fare qualcosa di utile per noi, per diventare sempre più pronti ad essere utili anche agli altri…ed è cosi che aumentano le rughe, ma quelle belle, quelle che raccontano chi siamo nella nostra AUTENTICITA’!