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Quando occorre cambiare FOCUS

Se modifichi la prospettiva con cui guardi la tua vita, scoprirai che puoi immaginare il tuo futuro e cominciare a costruirlo.

Hai presente quei momenti strani in cui alla tua mente manca il focus e la prospettiva è annebbiata, come incastrata in un miscuglio di pensieri, scombinati tra loro, aggrovigliati in una matassa complicata?

Hai presente quei giorni in cui la tua mente è come un contenitore colmo di immagini, flash, riflessioni, frasi e parole in totale disordine e passi ore e ore a rimurginare senza concludere nulla?

E magari, certo, qua e là attimi di chiarezza se riesci a fermarti e fare ordine, con domande guida per recuperare parentesi di consapevolezza su di te, sulla strada percorsa fino a qui, sui tuoi valori e principi che guidano la tua vita e cosi via.

Ecco allora dopo aver letto il precedente post di questo blog, potresti chiederti:

“Una volta che ho capito e ho accolto i miei punti di forza ma anche i miei limiti, allora cosa mi resta da fare?

Una volta che sono riuscita ad essere grata/o a me stessa/o, quale è il prossimo passo da compiere per andare avanti?

In quale direzione posso attivare il mio impegno?”

Queste domande all’improvviso, l’altro giorno, sono comparse nella mia mente, intrufolandosi qua è là negli spazi lasciati liberi dal turbolento affaccendarsi di quella tempesta cognitiva che la occupava. E allora ho capito.

Ho capito che finchè fossi stata in quello stato anche fisiologico di stasi e blocco, quei pensieri non si sarebbero mai placati, non sarei riuscita a organizzarli e a quietare l’ansia che si sente quando, dalla propria posizione le cose sembrano ingarbugliate.

E allora cosa ho fatto? Ho deciso di cambiare prospettiva.

Come? Mi sono alzata e ho fatto una passeggiata al parco.

Ho voluto sfruttare gli ultimi raggi di sole, prima dell’inverno, in questo autunno surreale dove tutto sembra come rallentato, come fosse la scena di un film apocalittico, dove le persone sembrano quasi tutte uguali, nascoste dalle mascherine antiCovid e rintanate nello loro stesse paure, dove gli sguardi parlano più delle parole, dove le parole vengono urlate per essere certi di essere ascoltati, che senza poter vedere le nostre facce, ci perdiamo la metà del senso di ciò che ci diciamo.

Ma cosi è, cosi è necessario fare per proteggerci da un male invisibile che in qualche modo si spera possa scomparire e lasciarci liberi di tornare alla nostra vita.

E comunque camminando, tra alberi e panchine, tra fiori e colori, ho continuato a sentirmi in prigione di quei pensieri scordinati, perché la mia testa era stimolata da messaggi, notifiche, mail , sbirciando in continuazione il telefono: quindi, no, non stava funzionando, ero ancora in trappola. Poi come spesso succede nella vita – ma altrettanto spesso non ce ne accorgiamo – il fato è intervenuto in mio soccorso: si è spento il cellulare!

La circostanza imprevista è stata la mia opportunità: ho alzato lo sguardo, ho cominciato a guardarmi intorno, ho cominciato a scoprire il contesto, a guardare i dettagli, le persone, gli uccelli in volo, le foglie color arancio, giallo, rosso, marrone. Tutto mi sembrava all’improvviso vivo, in dinamico movimento ma in armonia, in equilibrio tenuto insieme da quella concordanza che solo la natura sa dare alle sue stesse creazioni.

E lentamente, concentrandomi sulle piccole cose fuori da me, è come se la mente avesse cominciato a respirare, a prendere fiato, a calmarsi. E lentamente, ma con una lucidità fulminea e incredibilmente nitida ho capito di cosa avevo bisogno in quel momento.

Era necessario cambiare prospettiva, dirigere il focus da un’altra parte, spostare la visione ad una panoramica più ampia, disancorare la mia mente da un orizzonte increspato, in cui onde agitate impedivano di guardare oltre, ad un orizzonte limpido, lineare, oltre il quale avrei potuto intravedere la terra ferma.

Ecco avevo bisogno di focalizzare alcuni punti fermi, un faro verso cui guidare il mio percorso.

Ecco avevo bisogno di dosare le energie, selezionare i pensieri, calibrare le mie scelte e azioni su ciò che voglio veramente.

Ora ti starai chiedendo:

“Come si fa a capire quale direzione prendere? Cosa voglio davvero? Qual è il mio obiettivo? Quale è il focus verso cui voglio indirizzare il mio impegno?

Per rispondere a queste domande ti suggerisco, intanto, di cambiarle così:

  • Se penso alla situazione ideale che mi farebbe sentire soddisfatto/a, come la descriverei?
  • Quali sono i tre obiettivi che vorrei raggiungere affinchè quella situazione diventi reale?
  • Cosa dovrebbe accadere nella mia vita affinchè quegli obiettivi possano realizzarsi?
  • Se avessi già raggiunto il mio risultato desiderato come sarebbe la mia situazione generale?
  • Cosa voglio smettere di fare e/o di pensare?
  • Cosa non voglio più per me?

Ed è cosi che la nostra mente, per rispondere a queste domande, necessariamente è costretta a fare spazio, a scacciare via nebbia e fumo per ripulire lo scenario di osservazione, per porsi in un punto più alto e dare un’occhiata al possibile futuro.

Per poter avviare un percorso di crescita personale che funzioni davvero, è necessario ad un certo punto fissare un punto di arrivo, immaginarselo nei dettagli, disegnare ogni sfumatura di senso che vogliamo dargli e scolpirne la forma desiderata: se non facciamo questo primo sforzo di focalizzazione allora ogni direzione che prenderemo ci porterà a perderci sempre di più nei meandri della nostra stessa mente contribuendo noi per primi a nutrire la tempesta di pensieri confusi da cui invece vogliamo liberarci.

Cambia posizione da cui osservi la tua vita, poniti nel punto più alto che immagini possa avere la tua soddisfazione, assapora il senso di realizzazione che quella nuova postazione ti offre, ascolta cosa ti suggerisce il tuo cuore e solo allora la tua mente comincerà a intravedere il percorso a ritroso per arrivarci davvero!

Se vorrai io sarò al tuo fianco, contattami per una prima consulenza gratuita

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